di fotografia e progettualità (for dummies)

Partendo dall’idea (non certo nuova, ma lo era per me) di effettuare dei ritratti fotografici agli sconosciuti, mi sono soffermato su questa domanda: la fotografia necessita di progettualità?

E’ una domanda che mi sono posto molto spesso, soprattutto durante le innumerevoli “crisi creative” che ho incontrato ed anche prima di iniziare con il progetto Ritratti fotografici agli Sconosciuti. Sono convinto che affrontare dei periodi nei quali la voglia di fotografare viene frenata dal “ma cosa fotografo?” capiti ai fotografi professionisti davvero appassionati così come anche ai fotografi per diletto.

Per questo motivo anche io, che agisco per carattere in maniera piuttosto disordinata e confusa praticamente in tutti gli ambiti, ho rivalutato il fatto che “mettere in ordine” le idee e impostare dei progetti, sia davvero fondamentale per non far assopire la creatività.

Mi son trovato a dover far convivere il mio essere persona che rifugge la routine (e quando mi ci trovo immerso la vivo come una sorta di prigione, o peggio, di costrizione del pensiero), con la voglia di creare, nel mio caso, fotografare.

Ecco che qui ho capito che la progettualità può essere fondamentale anche in fotografia, con tutto ciò che questo termine porta con se:

  • stabilire degli obiettivi.
  • fissare delle tempistiche.
  • definire le risorse, nel mio caso decidere l’operatività, quindi scegliere i mezzi da utilizzare e come utilizzarli.
  • come realizzare gli scatti, la serialità.

Ringrazio di cuore tutte le persone che, in un modo o nell’altro, consapevolmente o meno, mi hanno permesso di comprendere questi concetti e mi hanno stimolato al punto da far nascere, stavolta come progetto vero e proprio, il lavoro relativo ai ritratti fotografici agli sconosciuti.

Ringrazio anche tutte le persone che ho incontrato (e che incontrerò) durante la realizzazione di questo progetto, c’è ancora chi si fida di uno sconosciuto che lo ferma per strada, e questa è una cosa bella di questi tempi!

Ritratti fotografici agli Sconosciuti

Punto per punto

Sviluppo del progetto

L’obiettivo: fotografare persone che non conosco per strada, ok, questo lo avevate capito anche voi no? A parte il fatto che non lo avevo mai fatto prima, la scelta dei soggetti… la lascio a loro. Sono le persone che incontro che, per motivi differenti per ciascuna di loro, mi colpiscono e mi invitano a fermarle (ma loro non lo sanno).

Le tempistiche: e cioè in quanto tempo le “n” fotografie da realizzare devono essere fatte? In realtà non ho, inizialmente, fissato un numero preciso di fotografie, potevano essere 30 come 300. Così facendo però non mi era possibile stabilire la tempistica, che per il mio modo di essere invece è importante, altrimenti mi perdo e passo ad altro. Allora ho deciso di arrivare a 99, non 100 solo perchè io amo i numeri dispari.

Ma in quanto tempo, ce lo dici?

Ok, mi ero dato 7 mesi, sempre per lo stesso concetto sui numeri espresso qui sopra, quindi avrei dovuto portare a termine il progetto ritratti fotografici agli sconosciuti entro fine giugno 2020.

Non potevo sapere che all’inizio del 2020 il mondo si sarebbe fermato!

Il progetto ha subito uno stop forzato durato, in pratica, due anni. Ho ricominciato nel 2022 ed ora, finalmente, sto per giungere al termine. L’idea ora è di realizzare una mostra, vediamo se nel corso del 2023 riuscirò a mettere in pratica questo ultimo step.

Le risorse: qui la scelta è stata un po’ più difficile, ma cerco di illustrarvela anche se il percorso che ho fatto potrà sembrarvi una scusa per rivedere la legge Basaglia solo per me, correrò il rischio.

La prima domanda che mi son posto: con quale macchina fotografica? Con la Leica M10? E’ piccola, molto discreta, silenziosa. O con la Leica SL2 che invece è grande e decisamente appariscente (però è silenziosa)?

Le ho utilizzate entrambe, ma per la maggior parte delle fotografie ho utilizzato la M. La adoro, e mi riporta davvero agli inizi della (mia) fotografia, anche se è digitale.

La scelta dell’obiettivo (della lunghezza focale nello specifico) è stata facile: 50mm, la focale “normale” per eccellenza. Mi permette di mantenere la giusta distanza dal soggetto, non distorce il primo piano, non schiaccia troppo i piani ed ha la giusta profondità di campo per lasciar “parlare”, se e quando necessita, anche lo sfondo se utilizzato a diaframmi non troppo aperti.

Come: per questo punto ho voluto crearmi una sorta di automatismo procedurale, un modo di rappresentare le persone da fotografare che fosse sempre quello, proprio per dargli l’intenzione. Senza intenzione, il lavoro correva il rischio di essere composto solo da delle fotografie “ostensive”, cioè avrebbe mostrato dei ritratti ma non avrebbe narrato nulla, di loro e di me. Perchè si sa, nel ritratto i soggetti sono almeno due: la persona fotografata ed il fotografo. Quindi ho scelto di non dire cosa fare alle persone, questo per riuscire ad ottenere una reale spontaneità, sono loro stessi, per come avevano voglia di mostrarsi a me. Se avessero indossato “una maschera” sarebbe comunque stata una decisione loro, quindi a me andava bene comunque.

Ah, scatto loro solo UNA fotografia, altro paletto che mi limita ma , nello steso tempo, crea una certa continuità di stile.

Alla fine quanto sto realizzando è una sorta di fotografia documentaria (per la definizione ufficiale vi rimando a Wikipedia), che di suo, a mio avviso, è comunque un paradosso, perchè per quanto possa sembrare quasi un controsenso, proprio la fotografia documentaria, lei, che pretende per definizione di essere la vestale della “verità”, è in realtà decisamente soggetta ad un uso manipolativo-ideologico. Un po’ come tutta la fotografia. Ricordiamoci che il Come ed il Cosa mostrare, li sceglie sempre il fotografo.

Concludo scomodando un fotografo che amo moltissimo, Walker Evans:

Documentaria è la fotografia della polizia scattata sul posto di un delitto. Quello è un documento. Vedi bene che l’arte è senza utilità, mentre un documento ha un’utilità. Per questo l’arte non è mai un documento, ma può adottarne lo stile. È quello che faccio io. (W.E.)

Ecco, se avete letto sino a qui siete già i miei eroi, ho cercato di spiegare, con l’esempio pratico di un lavoro in corso d’opera, perchè la progettualità fa bene anche alla fotografia, ma ora vi lascio il link alla galleria nella quale sto inserendo le fotografie, sarà “under costruction” sino alla novantanovesima… o magari non si fermerà nemmeno, chissà.

Link alla Galleria

Ritratti agli Sconosciuti

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